Federico di Cambrais chiude gli occhi: l’avenue Tarckovskij, gelido Ottobre parigino, Pastisse e Jan Paul Sartre di contorno, un’infinita tristezza nell’anima. No, l’avenue Tarckoskji non esiste e poi è un pomeriggio in Italia, in realtà in un bar, lo avvolge il caldo di luglio in un’aria fluida ovattata di tedio, intorno turisti multicolori, qualche malcapitato Yuppie, una teoria di studenti con zaino e sacco a pelo che si inerpicano per la strada.
continua...